E io ti ringrazio Annalisa e intanto ti saluto, nel confermarti che domani assolverò senza altri ritardi al mio compito di Cicerone sardo mi dilungo ulteriormente sul CHI SIAMO STATI.. e non saprei davvero dire se la cosa mi rattristi o mi renda felice. Perché è vero che questo accade un po’ dovunque; in tutti quei luoghi e quelle occasioni che lo permettono le persone mutano la loro esistenza per un attimo e diventano essi soli. Ciò non significa che non ammettano l’altro che gli sta di fronte ma la creazione di un luogo senza tempo, che nasce e muore in pochi giorni ha dello straordinario. E le persone vivono quasi in sospensione..non riesco a spiegarlo. Non dico che essi fingano, o indossino maschere che altrimenti non avrebbero usato ma semplicemente si apre qualcosa. E noi ce ne andiamo con un pezzo in più che prima ci era sconosciuto. Ma mi sa che a questo punto ho complicato ulteriormente le cose con questo luuungo vaneggio. Siamo stati una comunità? Io ci credo
No, non hai complicato nulla, Stefano. E’ proprio come tu dici, quest’apertura all’altro che ci fa trovare qualcosa di noi stessi è straordinaria! La prima volta che la provai vissi il tuo stesso spiazzamento… e anche ora mi sto concedendo qualche giornata supplementare per indugiare in questa sospensione, ricca di emozioni e dolcezza. Sicuramente siamo stati una comunità, una bella comunità, a mio giudizio, capace di accoglienza e reciproca comprensione, ma anche allegra e divertita. Io credo che il divertimento sia un buon termometro dello pser, non ci si può costringere a divertirsi, il piacere di stare insieme è un indicatore che considero affidabile.
Pensandomi facilitatore, rivolgerei a tutta la comunità l’invito a esprimere le proprie riflessioni, in questa fase digestiva dell’esperienza!
E io ti ringrazio Annalisa e intanto ti saluto, nel confermarti che domani assolverò senza altri ritardi al mio compito di Cicerone sardo mi dilungo ulteriormente sul CHI SIAMO STATI.. e non saprei davvero dire se la cosa mi rattristi o mi renda felice. Perché è vero che questo accade un po’ dovunque; in tutti quei luoghi e quelle occasioni che lo permettono le persone mutano la loro esistenza per un attimo e diventano essi soli. Ciò non significa che non ammettano l’altro che gli sta di fronte ma la creazione di un luogo senza tempo, che nasce e muore in pochi giorni ha dello straordinario. E le persone vivono quasi in sospensione..non riesco a spiegarlo. Non dico che essi fingano, o indossino maschere che altrimenti non avrebbero usato ma semplicemente si apre qualcosa. E noi ce ne andiamo con un pezzo in più che prima ci era sconosciuto. Ma mi sa che a questo punto ho complicato ulteriormente le cose con questo luuungo vaneggio. Siamo stati una comunità? Io ci credo
No, non hai complicato nulla, Stefano. E’ proprio come tu dici, quest’apertura all’altro che ci fa trovare qualcosa di noi stessi è straordinaria! La prima volta che la provai vissi il tuo stesso spiazzamento… e anche ora mi sto concedendo qualche giornata supplementare per indugiare in questa sospensione, ricca di emozioni e dolcezza. Sicuramente siamo stati una comunità, una bella comunità, a mio giudizio, capace di accoglienza e reciproca comprensione, ma anche allegra e divertita. Io credo che il divertimento sia un buon termometro dello pser, non ci si può costringere a divertirsi, il piacere di stare insieme è un indicatore che considero affidabile.
Pensandomi facilitatore, rivolgerei a tutta la comunità l’invito a esprimere le proprie riflessioni, in questa fase digestiva dell’esperienza!